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Un Blog? Perché?22_13241304430O__Otarquinia

Una bella domanda, non c’è che dire, tra l’altro del tutto appropriata alla home page di un blog nuovo di zecca. Essa, tuttavia, rimanda ad un interrogativo ancora più  pressante. Perché fissiamo le cose per iscritto, sul nostro PC, sullo smartphone, sul block-notes o sulle pagine delle agende super personalizzate?  Scrittori professionisti, come J.K. Rowling, Ken Follet o Andrea Camilleri, darebbero risposte diverse. Per far conoscere il proprio pensiero, per dar corpo ad un’idea mai pensata prima, per avere un mezzo di sostentamento, per raggiungere la celebrità e distinguersi dalla massa. O perché arde un desiderio dentro che soltanto scrivendo si riesce ad appagare. Tutto validissimo, non c’è dubbio.

In classe, dove l’arte della scrittura viene insegnata, ciò non sempre vale. Uno studente può scrivere per tante ragioni, ma qualsiasi esse siano, una situazione appare ricorrente: il pubblico dei lettori è ridotto, se non ridottissimo. Nella maggior parte dei casi, vi è un solo reader, l’insegnante – tra l’altro molto attento ed esigente, pronto a tracciare di rosso o di blu i periodi meno convincenti.  A scuola questa è la prassi, no?

Non necessariamente! Anzi. Necessariamente no. Perché scrivere così significa rispondere a delle consegne precise e stringenti, sentirsi ingabbiati, perdere la motivazione, subire un processo che per definizione dovrebbe essere creativo… Si ha quasi l’impressione di fare qualcosa senza senso. D’altra parte, perché mai scrivere se poi nessuno o quasi leggerà quello che stiamo elaborando?

Sì, perché se qualcuno scrive, ci deve anche essere qualcuno che legge.

Non può essere diversamente. Ed ecco allora perché il blog. Con questo nuovo mezzo, un brano, un articolo, una vignetta possono avere un numero di lettori potenzialmente illimitato, da ogni parte del mondo, ad ogni ora del giorno. Più umilmente, consentirà ai giovani reporter di far conoscere le loro idee ad una cerchia di contatti per loro fondamentale, per quanto ristretta: i compagni di classe, i docenti, gli amici, la famiglia. In altre parole, la propria comunità…. che in fondo è ciò che più conta.

Rimane un problema, nemmeno tanto piccolo. ‹‹Good writing is hard work››, conclude Snoopy. Come dire che scrivere non è facile. Nulla vieta che non ci possa essere una predisposizione innata, ma di solito è un’attività che richiede tempo e dedizione. Scrivere, insomma, non è mai naturale, ma piuttosto è un esercizio intellettuale faticoso, che esige umiltà e pazienza. Ed idee, buone idee. E tecnica.

La tecnica è fondamentale… vorrei quasi dire che può arrivare a contare più delle idee stesse, ma mi tratterrò dal farlo. Il bello è che la tecnica si può apprendere ed insegnare. E quale luogo migliore se non a scuola? Il nostro blog sarà dunque anche questo. Non solo un elegante e accogliente spazio virtuale al quale accedere per leggere pezzi dall’originale punto di vista; ma anche un laboratorio di scrittura, un esperimento creativo che magari potrebbe assecondare e supportare il talento naturale di qualche nostro studente, aiutarlo
a interpretare la realtà, a fissare sulla carta (carta… in un blog, si fa per dire!) la propria prospettiva e a condividerla efficacemente con gli altri. In fondo, non è forse vero che Tarquinia è una cittadina ricca di eccellenze?  Chissà, forse il premio Pulitzer non è poi così lontano. Bisogna crederci.

Noi ci crediamo!!!

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